La lezione di pattinaggio

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Giuseppe De Nittis, La lezione di pattinaggio (The ice skating lesson). 1875 circa

“Sedetevi a osservare chi è in pista e domandatevi cosa vi sta raccontando” ha detto una volta in un’intervista la pattinatrice statunitense Michelle Kwan. Ed è quello che ho provato a fare anche io qualche giorno fa, osservando La lezione di pattinaggio di Giuseppe De Nittis del 1875 circa.

Vissuto a lungo in Francia, De Nittis ne ha assorbito lo stile pittorico avvicinandosi molto all’impressionismo. In questo particolare dipinto sono perfettamente bilanciate le due caratteristiche per le quali divenne famoso: le suggestive vedute paesaggistiche e la raffinatezza delle figure femminili, qui decentrate seppure in primo piano. Come anticipa il titolo, le due giovani donne sono colte durante una lezione di pattinaggio e una delle due regge saldamente il braccio dell’altra. Entrambe indossano lunghe gonne, scialli pesanti, pellicciotti, guanti e morbidi cappellini secondo la moda dell’epoca.

Se delle donne in primo piano colpisce l’eleganza e la dovizia di particolari, lo sfondo – complice una leggera foschia – risulta sfumato e costellato di piccole figure stilizzate solo apparentemente meno rilevanti. Osservandole più da vicino si noterà, invece, come siano proprio queste piccole ombre sullo sfondo a dare movimento e vivacità al dipinto (richiamando alla mente un altro quadro famoso, quello de I Pattinatori a Giverny di Monet del 1899).
Gli alberi in lontananza delimitano i confini del laghetto e fanno, allo stesso tempo, da delicata cornice all’intera scena e vicino ad essi si possono scorgere ragazzi inseguirsi sui pattini o lanciarsi palle di neve, donne e uomini danzare in coppia o in solitaria, e perfino qualcuno intento a spingere il proprio compagno sullo slittino.
È proprio l’insieme che restituisce alla perfezione la bellezza di questo sport che è sì disciplina e apprendimento, ma soprattutto gioia e libertà d’espressione.

Il dipinto è uno dei più celebri di De Nittis, riprodotto innumerevoli volte su cartoline, poster e cataloghi d’arte, ma la cosa che più colpisce dal vivo è la sorprendente differenza dell’originale dalla copia a cui siamo ormai tanto abituati.
Mentre quest’ultima risulta quasi sempre appiattita da una scala di grigi che incupiscono l’insieme, l’osservazione diretta porta in evidenza i colori e la luce, che sono i veri protagonisti del dipinto.

Pennellate di colore sovrapposte e piccoli colpi di pittura bianca illuminano la superficie ghiacciata rendendola quasi cangiante. Le figure e la distesa del lago prendono vita proprio grazie all’intensa e diffusa luce rosata che rimanda ad una probabile ora pomeridiana del giorno. Quel rosa aranciato caldo contrasta efficacemente la freddezza dell’ambiente e avvolge ogni cosa donando un senso di profonda tranquillità.
Pare quasi di sentire il leggero stridio delle lame dei pattini sul ghiaccio, e le chiacchiere miste a risate che echeggiano in lontananza.

Il dipinto sarà esposto fino al 19 febbraio alla GAM Manzoni di Milano insieme ad un’altra ventina di opere legate dal tema della raffigurazione della neve nella pittura italiana a cavallo tra Ottocento e primi del Novecento.
Per info sulla mostra Anima bianca. La neve da De Nittis a Morbelli, QUI.

12 comments

  1. Mi piace molto questa svolta diretta alla fruibilità dell’arte. Attraverso la lettura di un quadro nasce spesso il desiderio di approfondimento dal vivo. Ne hai scelto uno splendido e dalle connotazioni molto personali vista la tua passione per il pattinaggio. 😀

  2. Brava Ottavia, questo viaggio alla scoperta di un celebre dipinto ti è riuscito alla perfezione per la chiarezza della tua scrittura e per l’esposizione sapiente e garbata.
    Significative le tue osservazioni sui colori, a volte accade il contrario, la riproduzione crea aspettative che vengono deluse, ti è mai capitato? A me sì.
    Non è semplice raccontare i quadri, proprio per niente.
    Un bacione!

    1. Grazie mille Sabina per le belle parole!
      In genere sono più le volte in cui dal vivo resto colpita in positivo da un’opera che non il contrario, ma è capitato anche a me in alcune occasioni che le aspettative superassero la realtà. Un esempio forse La Monna Lisa, anche se in quel caso la “delusione” non è stata qualitativa ma dettata purtroppo dalle piccole dimensioni del dipinto e dalla ressa di visitatori (davvero troppi!) accalcati nella stanza. In questi casi il dettaglio delle stampe e l’altissima risoluzione del digitale non possono che giocare a nostro favore, per fortuna 😉
      Un abbraccio a te!

  3. Bellissimo questo quadro. Tutto quello spazi apparentemente vuoto. Si dovrebbero sempre vedere i quadri dal vivo. Le riproduzioni, per quanto fedeli, non rendono mai la bellezza e forza e emozione dell’originale

    1. Grazie mille, è un dipinto che amo molto anche io. Sono d’accordo, dal vivo i quadri raccontano altre storie. La vivacità dei colori, i segni delle pennellate sulla tela e l’emozione provata dal vivo non sono, purtroppo, in alcun modo riproducibili. Certi dipinti resterei ad osservarli e ad ammirarli incantata per ore. Buona serata!

      1. Anch’io ti ringrazio per l’educazione che dimostri nel rispondermi sempre quando ti scrivo: leggo e commento regolarmente il tuo blog da oltre un anno, e in tutto questo tempo tu non hai mai ignorato un mio commento.
        Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film: https://wwayne.wordpress.com/2013/12/09/un-successo-meritato/. Vederlo mi ha reso una persona migliore. Grazie a te per la risposta, e buona serata anche da parte mia! 🙂

      2. Grazie per il commento, sempre gentile, e soprattutto per il tuo suggerimento. Il film non lo conoscevo, ma ho letto la tua recensione e mi hai davvero incuriosita. L’ho aggiunto alla mia lista di film da vedere, ti farò sapere 😉 Buona giornata!

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